Se la società appaltatrice non ha alcuna autonomia rispetto al committente va riconosciuto il rapporto di lavoro subordinato agli addetti al call center. Lo ha precisato la corte di Cassazione sez. Lavoro con l’ordinanza 2 luglio 2019 n. 17706. Il contenzioso esaminato riguardava l’Acea che si opponeva alla richiesta di regolarizzazione di una dipendente di una società appaltatrice che gestiva il call center della società partecipata romana. I giudici hanno però accertato che i dipendenti della Cos lavoravano nei locali e con i mezzi dell’Acea ed erano «pienamente inseriti , logisticamente e funzionalmente, nell’organizzazione predisposta da Acea per il funzionamento del call center», senza che risultasse in capo all’appaltatrice alcun potere organizzativo e direttivo sui propri dipendenti. E proprio questa assenza di “controllo” da parte della ditta appaltatrice sui propri dipendenti rende l’appalto illecito. Secondo la giurisprudenza, infatti, è «imprescindibile ai fini della configurabilità dell’appalto lecito che sia l’appaltatore stesso ad organizzare il processo produttivo con impiego di manodopera propria, esercitando nei confronti dei lavoratori un potere direttivo in senso effettivo e non meramente formale». Senza un contratto di appalto di lavoro lecito l’Acea perso la causa, ha dovuto assumere lavoratrice e riammetterla nel suo posto con le stesse mansioni.